Genere e gioco da tavolo: il caso di "Free to Choose"
Alan Mattiassi,
psicologo, ricercatore e formatore
“Free to Choose” è un progetto co-finanziato dalla comunità europea per la creazione di un gioco da tavolo omonimo con l’obiettivo di contrastare gli stereotipi di genere nel mondo lavorativo. Lo sviluppo del gioco all’interno del progetto è stato basato su una serie di ricerche sullo status quo degli stereotipi di genere, ed in particolare su quelle legate al gioco. Dall’analisi dei dati, abbiamo scoperto che alcune attività all’interno dei giochi (es. combattere, personalizzare, concentrarsi) sono considerate più o meno attività “da maschi” o “da femmine”, che alcuni elementi dei giochi possono dare informazioni su un processo di design orientato ad uno specifico genere, e che maschi e femmine giocano con frequenze diverse, in sessioni di gioco di durata differente e soprattutto per motivazioni diverse. L’intervento illustrerà tutti questi risultati e come il design del gioco Free to Choose è stato influenzato da esse.
Tecnologia della rivoluzione
Sara è una donna, una madre. È disoccupata, single e migrante. La sua è un’identità stratificata, unica e irripetibile. Queste caratteristiche sociali la renderanno sospetta per tutta la vita. Perché per un modello matematico – e per il governo del suo paese – Sara è solo un insieme di indicatori che, sommati tra loro, generano un alto punteggio di rischio, una previsione statistica che la trasforma in una potenziale criminale. Ma la sua unica colpa è quella di essere se stessa, e di condividere un profilo simile ad altre persone esistite e accusate prima di lei.
Questa e molte altre storie ci mostrano che un singolo numero elaborato da un algoritmo può cambiare le sorti di interi gruppi sociali, rischiando un ritorno a ingiustizie antiche, oggi amplificate dal modo in cui stiamo usando questi strumenti. Ripercorrendo la storia della tecnologia possiamo attraversare anche quella dell’esclusione sociale: ogni invenzione, dalla bicicletta al forno a microonde, fino all’intelligenza artificiale, è il risultato di scelte precise, valori e compromessi umani che causano forti impatti sulla società.
Grazie alla riscoperta di molti contributi femministi proposti tra gli anni settanta e duemila, Diletta Huyskes e il suo libro Tecnologia della rivoluzione ci spingono a riflettere su come intervenire per fare in modo che le rivoluzioni tecnologiche non portino a involuzioni sociali.